Domenica a New York 47 mila persone hanno corso la 42esima edizione della tradizionale maratona di 42,195 km per le strade della città.
Questa edizione l'ha vinta un keniota, Geoffrey Mutai, con un tempo di 2 ore e 5 minuti, al secondo posto un altro keniota e poi un etiope. La gara femminile ha visto come vincitrice l'etiope Firehiwot Dado, subito dopo un'altra ragazza etiope e al terzo posto una keniota.
Qui sorge il dubbio che alla gara abbiano partecipato solo uomini e donne dall'Etiopia e dal Kenya. In realtà no, ma basta dare un'occhiata alla lista dei vincitori per notare che negli ultimi 14 anni ha vinto una sola volta un "non-africano" (parlando della categoria maschile). Tutto ciò per concludere che, guardando le classifiche, noi europei siamo un po' delle pippe a correre le maratone (vedi anche: Maratona di Roma, di qualche giorno fa, per avere ulteriori conferme)
Ma nonostante ciò, io dopodomani correrò - chiamiamolo così- quell'evento che ogni anno si conferma scenario di morte e dolore qual é la "Straliceo": qualche km di corsa nei campi per la piccola soddisfazione annuale di qualche docente di educazione fisica e di tutti quei figoni supersportivi che "tsè, cosa saranno mai 5 km di corsa? li faccio ad occhi chiusi-correndo all'indietro-sorseggiando una tazza di Earl Grey e discutendo amabilmente del meteo del fine settimana".
E' possibile associare la figura del suddetto superfigo -seppure in maniera diversa- con quella di Christoph Niemann, celebre illustratore del New York Times che per quest'anno ha deciso di documentare, o meglio: disegnare, in diretta la maratona della Grande Mela, armato di blocco per gli schizzi e una connessione a Twitter, in una sorta di «sketch-and-tweet». La galleria di foto é qui. Confessa che correre e disegnare contemporaneamente non é esattamente facile e abbozza pure un italiano armato di bandiera tricolore, giusto perché "Noi" non amiamo farci riconoscere, mai, as usual.

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