domenica 7 ottobre 2012

Made in China

Io non li ho mai provati, i biscotti della fortuna.
Forse un po' perché non sono così popolari in Italia, ma anche per l'aspetto che - forse tradisce - non li rende particolarmente appetitosi.
Eppure sono un mito, e magari esagero a volerli addirittura definire un'icona moderna (grazie ai film e alle serie americane) come - dal punto di vista culinario - lo sono anche gli hot dog, gli hamburger e i milkshake, che fino a qualche decennio fa erano solo parte del mondo di Happy Days, in quell' universo del tutto sconosciuto reso famoso tramite le trasmissioni in tv.
Il pensiero comune veicolato dai programmi televisivi vuole che i biscotti della fortuna siano un prodotto tipico della cultura cinese. E invece sticazzi.
Come viene spiegato in modo esauriente qui, i fortune cookies sono - molto probabilmente - nati in California, creati da un giapponese in maniera molto similare al senbei, un cracker tradizionale: il primo cenno storico risale a Makoto Hagiwara che servì una rivisitazione del biscotto al Golden Gate Park di San Francisco all'incirca verso il 1890. Solo durante il periodo della seconda guerra mondiali la produzione di questi dolci sarebbe passata al monopolio cinese, visti i rapporti non particolarmente amichevoli tra Stati Uniti e Giappone, che non avrebbe poi più rivendicato l'introduzione del dessert nel paese.
E in Cina non ci sono nemmeno, o meglio: esistono, ma vengono venduti solo ai turisti. I biscotti della fortuna sono un prodotto creato dai giapponesi, tipicamente americano, che gli americani credono tipicamente cinese. 

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