"Homer & Langley" è uno di quei libri che ti accorgi di quanto siano belli solo quando li hai finiti. Forse se la penso così è solo per il mio particolare interesse nelle malattie mentali anche se, nel libro, la parola "malattia" non è neppure menzionata. A New York il caso di questi due fratelli, che accumularono nella loro casa ad Harlem quantità incalcolabili di ciarpame fece così tanto scalpore allora (nel 1947) per la sua assurdità totale che il termine tecnico per indicare quel fenomeno, "disposofobia", venne ribattezzato "sindrome di Collyer". L'autore, E.L. Doctorow ha ripreso -romanzandola e traslandola nel tempo- la loro storia, a sessant'anni di distanza, concedendosi una serie di licenze e raccontandola dal punto di vista di Homer, il fratello che prima diventò cieco e poi - come se non bastasse - sordo. Il grado di follia dei due fratelli, ma in particolare di Langley, viene descritto dall'autore come se fossimo parte della sua mente, lì con lui, a montare una Ford nella sala da pranzo o a progettare una dieta a base di erbe e noci tritate in grado di curare la cecità del fratello; i Collyer se ne stanno sempre ficcati in casa e diventano leggenda, ma nella misura in cui diventano bersaglio delle sassate dei ragazzini. Il livello di degenerazione mentale è progressivo lungo tutto il romanzo, eppure ci si entra dentro mani e piedi, barricati insieme a loro in quella sorta di rifugio dal mondo esterno, condividendo le loro ansie, le loro gioie, i problemi di Homer e - grazie alle sue descrizioni accurate - immaginandosi ogni singola stanza, un sorta di labirinto pieno di oggetti: dai pianoforti alle radio, dalle tv ai gatti che dormono, dai vestiti militari alle pentole ai pacchi di giornali. Il libro è bello, molto bello (l'avevo già detto?).
La loro (vera) storia è qui, se avete voglia di leggerla.
Vorrei ringraziare in particolare Giorgio, che essendo partito per quel paese dove ci sono tante biciclette, canali e coffee shop mi ha lasciato in custodia una piccola biblioteca.

Graag gedaan, come dicono certi, qui.
RispondiElimina